Si potrebbe azzardare che il capolavoro di Sarri sia fondato sui principi che fecero grande il suo Milan. Arrigo Sacchi, non a caso, è da tempo fra i maggiori estimatori di un Napoli quantomai espressione di un calcio armonioso e vincente al tempo stesso. “Per troppo tempo, abbiamo tradito l’essenza del calcio che è un gioco d’attacco – ricorda il vate di Fusignano in un’intervista a Il Mattino –. Lo abbiamo sempre concepito come uno sport individuale dove i difensori devono difendere, il numero 10 inventare, il numero 8 pensare a tutto e il 9 fare gol. Quindi abbiamo costantemente trascurato il gioco, che è la componente che fa da collante a tutto, aggrappandoci alla furbizia pur di vincere. Abbiamo sempre pensato allo spirito ma non a quello che dà l’armonia. Proprio noi che abbiamo esportato l’arte, la moda in giro per il mondo. Il Napoli di Sarri è invece una squadra che gioca in 11. E quando non lo fa rischia di giocare male come nel finale della gara con l’Inter“.
Evidenti le analogie con quel suo Milan che si apprestava a lasciare un marchio indelebile nella storia del calcio. “Il primo anno in rossonero mi ritrovai con una difesa composta da Galli, Tassotti, Bonetti, Baresi e Maldini che l’anno prima aveva incassato 22 gol. Arrivai io e ne prese appena 12. Albiol e Koulibaly sembravano al capolinea, Ghoulam non ne parliamo, Hysaj viene dall’Empoli. Ma Sarri ha portato una organizzazione, dove non c’è mai l’uno contro uno, ma un blocco che difende e dove ognuno è consapevole di poter fare affidamento sul proprio compagno. Sembra una cosa di poco conto, ma non lo è“.
Ma non è solo attraverso il bel gioco che si arriva a traguardi importanti come lo scudetto. “Deve succedere qualcosa di straordinario perché avvenga. Anche Sarri lo sa, quindi nessuno gli chieda l’impossibile. Deve esserci un motivo se Fiorentina, Roma e Napoli, messe insieme, non fanno neppure la metà degli scudetti vinti dall’Inter. Deve esserci un motivo se erano venticinque anni che la squadra azzurra non era prima in classifica. La mentalità vincente è un fattore che vive nelle strutture della società, che si respira nell’ambiente. Quanti sono i giocatori del Napoli che hanno vinto qualcosa di importante nella loro carriera?“.