Il palo colpito su calcio di rigore nel match di coppa col Verona fotografa alla perfezione il momento vissuto da Hamsik sul piano realizzativo. Lo slovacco è in astinenza addirittura dal 17 settembre scorso, ovvero dal minuto 53 del debutto europeo contro i belgi del Bruges (5-0). In campionato, poi, bisogna tornare indietro alla sera del 23 agosto e al gol dell’illusorio vantaggio sul campo del Sassuolo. Parliamo di oltre tre mesi nei quali il capitano ha sì mostrato dei passi avanti sul piano del rendimento, ma lo ha fatto anche a discapito di uno dei suoi tratti distintivi: l’efficacia in zona gol.
L’Hamsik apprezzato in questi primi quattro mesi sotto la guida di Sarri è, in ogni caso, lontano parente della mezzala “mazzarriana” capace di arrivare in doppia cifra per ben sei anni consecutivi (in pratica dal suo approdo in azzurro fino all’arrivo di Benitez). Lo testimonia non soltanto il rigore col Verona – calciato peraltro in maniera fin troppo precisa –, ma anche e soprattutto gli errori sotto porta nel big match con la Roma, costati, per sua stessa ammissione, due punti fondamentali nella rincorsa alla vetta.
L’involuzione dello slovacco in fase realizzativa è figlia senza dubbio anche del cambio di ruolo, decisamente più arretrato rispetto alla gestione Benitez, leggermente più difensivo (e dunque più dispendioso) rispetto all’era Mazzarri. Detto questo, l’ex bimbo prodigio del Brescia – pescato da Marino per meno di sei milioni di euro – sembra piuttosto aver smarrito quella freddezza glaciale che è tipica dei grandi metronomi (vedi Pirlo, Iniesta, Pjanic, Lampard e via dicendo). La speranza, per tifosi azzurri e non solo, è che si tratti solamente di una nuvola passeggera, di un momento di appannamento da scacciare al più presto e nell’unico modo possibile: a suon di gol.