Bologna, Fiorentina, Milan e Juventus tutte in un fiato. Due settimane colorate di un azzurro intenso, con la tavolozza di Mazzarri pronta a ridipingere una stagione che sembrava essere destinata ad un triste cammino. Dieci punti in quattro giornate conquistati contro le nobili del calcio italiano, con un curriculum esterno da record. Una macchina aggressiva che non si perde d’animo per uno svantaggio, un rigore sbagliato ed i soliti errori difensivi, e che lotta fino al novantesimo con una fame di successi che impressiona tutti. Una squadra ed un’anima rivoltata. Nella sfida dell’Olimpico, i partenopei schierano contemporaneamente Cigarini, Datolo, Hamsik, Lavezzi e Denis e la retroguardia della Vecchia Signora trema e si scioglie davanti all’impeto dei ragazzi di Mazzarri. Sembra l’alba di una nuova era, fatta di trionfi e di un gioco sbarazzino che inchioda gli avversari ad un ritmo forsennato.
AVVISAGLIE DA CATANIA – Passata la sbornia, arriva la trasferta di Catania ed il tecnico predica calma. Tiene tutti sulla corda, mette in guardia la squadra dalle insidie di un "Massimino" bollente e di un collettivo organizzato che non merita l’ultima piazza della classifica. Un S.o.S. lanciato a spegnere l’entusiasmo di una piazza che vede la luce in fondo al tunnel, un messaggio per chi credeva che tutti i problemi fossero stati risolti con un semplice colpo di spugna sulla panchina. Contro gli etnei il Napoli mostra la sua faccia oscura, ma strappa un punto prezioso con i denti: la difesa sbanda sulle incursioni di Morimoto e Mascara, De Sanctis si traveste da pompiere e spegne gli assalti dei padroni di casa, Lavezzi e Quagliarella parlano una lingua diversa ed in mezzo al campo le idee di Cigarini sono ancora troppo fumose.La striscia positiva di Mazzarri prosegue e tutti attendono la sosta per ricaricare le pile.
CONFERME DAL S. PAOLO – Nonostante i sei nazionali in giro per l’Europa ed il Sudamerica, il tecnico livornese può finalmente lavorare con Quagliarella, recuperare Zuniga, Pazienza e Campagnaro. In casa Lazio le cose non vanno per il verso giusto, ma il Napoli non vuole fare sconti ed attende con ansia da finale di Champions League la sfida contro i biancocelesti. Con Aronica squalificato si apre il vecchio dilemma della corsia di sinistra. Nel ballottaggio tra Datolo e Zuniga prevale il colombiano, ma la sua prestazione è degna compagna di un adattamento ad un ruolo e ad una fascia fuori dal suo bagaglio tecnico. In mediana, Cigarini paga la sua scarsa personalità con l’ennesima panchina, ma tra i partenopei l’assenza di fosforo pesa come un macigno. Non resta che affidarsi ai miracoli dei soliti noti che, stavolta, non sono in un pomeriggio di grazia. Maggio affronta un cliente pericoloso del calibro di Kolarov e non riesce ad affondare, Hamsik e Lavezzi non brillano e Quagliarella fatica ancora ad inserirsi in un tridente che non lo serve a dovere. Un pareggio che lascia il rammarico per qualche episodio sfortunato e che fa sorridere solo per la ritrovata compatezza della retroguardia. Un punto che fa morale e che dà continuità, ma il Napoli deve ancora lavorare tanto per trovare i giusti equilibri e per inserire le pedine fondamentali in una formazione ancora “in divenire”.