L’infortunio patito da Faouzi Ghoulam al legamento crociato anteriore del ginocchio destro – infortunio che lo terrà fuori per il resto della stagione – ha aperto una voragine nella zona sinistra del Napoli, cioè in quella parte di campo in cui i partenopei costruiscono la maggior parte delle loro azioni offensive.
Per ottemperare all’assenza del laterale algerino, Maurizio Sarri ha fin qui sperimentato due soluzioni: lo spostamento da destra a sinistra del fido Elseid Hysaj o l’utilizzo del portoghese Mario Rui. Entrambi i giocatori avevano lavorato con il tecnico napoletano durante la sua esperienza a Empoli.
La prima uscita del Napoli con Rui sulla fascia mancina non è stata elettrizzante. Il portoghese, contro il Chievo, non è praticamente mai riuscito a far guadagnare il fondo del campo ai napoletani, con la conseguenza di mandare la catena sinistra degli uomini di Sarri a sbattere contro il 4-4-2 predisposto da Rolando Maran.
Finora, l’ex Roma, in ritardo di condizione, ha accumulato tre presenze – due da titolare, una da subentrato – per un totale di 135 minuti di gioco, una media di 45 minuti a partita.
I dubbi su di lui restano molti. Quale potrebbe essere il suo apporto nel proseguo della stagione? Detto del ritardo di condizione che, al momento, ne limita l’impiego, il terzino potrà comunque dare il suo contributo alla causa napoletana. Posto il fatto che le sue caratteristiche sono diverse da quelle del giocatore che dovrà sostituire – lo stesso Sarri ha avuto modo di affermare che “Rui non è Ghoulam” – Rui ha comunque una buona base tecnica dalla quale partire, testimoniata dall’88.4% registrato fin qui nella precisione dei passaggi.
Già contro il Milan, Mario Rui ha mostrato dei miglioramenti. Qui attacca con personalità sulla sinistra costringendo Borini al fallo e alla conseguente ammonizione.
Dal punto di vista prettamente tattico, il ragazzo di Sines conosce già i meccanismi della difesa costruita da Sarri e dal suo vice Francesco Calzona. Una difesa cioè a zona pura nella quale il primo riferimento difensivo è il pallone e non l’uomo. Anche in area il riferimento rimane la posizione della palla. Col pallone in zone più avanzate di campo, poi, la linea difensiva napoletana deve essere in grado di leggere all’unisono la situazione di gioco, capendo quando accorciare in avanti o quando scappare verso la propria area.
Un ben posizionato Mario Rui intercetta un passaggio e contribuisce ad un contropiede azzurro contro il Chievo.
Sono questi tutti movimenti non estranei al dna tattico di Rui che ha avuto modo di testarli con lo stesso staff tecnico durante l’esperienza empolese.
Conclusione
Le passate operazioni di mercato del Napoli hanno portato in dote a Sarri giocatori da plasmare, che avevano fatto intravedere la possibilità di diventare campioni, senza però avere ancora un costo proibitivo per le casse del presidente De Laurentiis. Questi arrivi hanno contribuito ad aumentare la competitività della squadra dotandola, almeno teoricamente, di quella panchina lunga che da più parti si reclamava come conditio sine qua non per consentire agli uomini del tecnico toscano di tenere il passo dei competitors nazionali.
Piotr Zieliński, Marko Rog, Amadou Diawara e Vlad Chiricheș hanno faticosamente – con un minutaggio cioè inizialmente basso, da prassi sarriana – raggiunto lo status di valide alternative/quasi titolari, aumentando la profondità delle scelte a disposizione del tecnico toscano.
Con Mario Rui, invece, si è seguita una politica diversa. Si è deciso di dotare l’allenatore di un giocatore di minor prospettiva, maggiormente conosciuto nei suoi pregi e difetti. Di fatto, però, un giocatore che, pur non essendo un potenziale crack, lo stesso Sarri conosce e dal quale sa cosa poter o non poter tirare fuori. Rui è arrivato a Napoli con meno clamore dei precedenti acquisti – cui vanno aggiunti nomi dell’infortunato Arkadiusz Milik e dell’ancora sottoutilizzato Nikola Maksimović – ma con la prospettiva di un più rapido inserimento nel sistema del mister, già conosciuto dal portoghese.