Il dolce ricordo di una scoppiettante prima parte della stagione è rimasto sepolto sotto la pesante cappa di tre mesi di sofferenze, sconfitte e stravolgimenti. Il gioco vivace ed aggressivo espresso nel girone d’andata, ha lasciato progressivamente il posto ad una manovra stanca e prevedibile. Il gruppo di cacciatori affamati che era riuscito ad impalmare Fiorentina, Benfica, Juventus, Lazio, Palermo e Sampdoria ed aveva carezzato l’ebbrezza del primato in classifica, si è trasformato in una banda frastornata che si lascia suonare da avversari modesti e sbatte la testa contro un eloquente dodicesimo posto.
Uno stato di cose preoccupante che nemmeno il cambio di panchina, lo squillo di tromba suonato contro l’Inter ed il continuo affetto dei tifosi, sono riusciti a ribaltare. La voglia di giocarsi la conferma in maglia azzurra, la ritrovata vittoria contro la capolista e l’incessante sostegno del pubblico, infatti, dovevano rappresentare le molle giuste per far scattare l’orgoglio dei partenopei e sospingerli verso un finale di campionato in crescendo, ma la fame di successi, l’emozione di quella magica serata e la gioia dei fedelissimi si è tramutata presto in svogliatezza, inquietudine e delusione.
Nelle 7 partite fin qui disputate sotto la conduzione tecnica di Roberto Donadoni, il Napoli ha ottenuto 7 punti, frutto di una vittoria, quattro pareggi e due sconfitte. Un bilancio indubbiamente magro, ma ciò che ancor di più sconcerta è la perdurante mancanza d’animo di una squadra che sembra aver smarrito se stessa. Un undici disunito, senza idee e con i suoi solisti d’eccezione lontani con la testa e con il cuore. Nemmeno i ripetuti inviti dell’allenatore a non abbassare la guardia, sono serviti a scuotere un ambiente dimesso e con un futuro ancora tutto da decifrare.
Gli attesi rinforzi della campagna acquisti, non potranno, da soli, risolvere la crisi nella quale gli azzurri sembrano essere intrappolati. Le ambizioni della Fiorentina, la corsa del Genoa, la stagione del Cagliari ed il ritrovato slancio di Palermo e Udinese non sono semplici casualità, ma il frutto di un lavoro continuo nel quale le cadute hanno svolto un ruolo propedeutico alla crescita. Il Napoli, invece, svanito il sogno europeo, non è ancora riuscito a costruirsi una più matura identità di squadra ed ha finito per perdere l’occasione giusta per iniziare a pianificare un futuro che deve essere diverso. Tutti i giochi sono ormai fatti, ma, in vista della prossima stagione, Donadoni deve assolutamente far ritrovare agli azzurri lo spirito perduto.