Spesso nel calcio una sconfitta rovinosa può portare benefici impensabili alla vigilia, o nell’immediato post-gara. È il caso di Bologna-Napoli 3-2 dello scorso 6 dicembre, ultimo k.o. in campionato dei partenopei ed unico match stagionale con più di due gol al passivo. Tre svarioni per nulla casuali, che avevano fatto riaffiorare fantasmi dimenticati (o ritenuti): un buco difensivo con annesso errore del guardalinee, una dormita generale su palla da fermo e, dulcis in fundo, il primo e finora unico “infortunio” di Reina.
Un k.o. alla fin fine salutare, che anziché aprire delle crepe nel giocattolo di Sarri ha riportato istantaneamente all’ordine il reparto arretrato. Napoli-Roma ne è la dimostrazione, specie vista la prova impalpabile di gente come Dzeko, Salah e Pjanic (15 gol in tre in campionato). Merito soprattutto di una coppia centrale, i tanto bistrattati Albiol e Koulibaly, in grado di stoppare praticamente sul nascere qualunque accenno di ripartenza degli uomini di Garcia.
Ma se al San Paolo non era bastato per avere la meglio su una Roma onestamente malaticcia, il loro contributo alla vittoria di Bergamo è secondo solamente all’exploit del Pipita. Unico neo il momentaneo pareggio atalantino propiziato da una pregevole combinazione sull’asse Denis-Gomez, e pertanto non imputabile ai due centrali. Per il resto, va dato atto all’intera linea di difesa – inclusi dunque gli ottimi Ghoulam e Hysaj – di aver tenuto in ghiaccio il risultato nel momento di maggiore pressione dei bergamaschi, consentendo a Higuain di riscattare nel finale i tanti, troppi errori sotto porta della sua prima parte di gara.