Capita spesso che i risultati positivi riescano a mascherare lacune anche piuttosto evidenti. Almeno fin quando il caso non ci si mette di mezzo. Sono bastati due infortuni a ridurre all’osso l’attacco più decantato dell’intera Serie A, quello del Napoli di Maurizio Sarri, la scintillante macchina da gol guidata da un certo Gonzalo Higuain ad arricchita dall’estro dei vari Insigne, Callejon, El Kaddouri, Gabbiadini e Mertens. Un’abbondanza soltanto apparente, giacché le assenze degli ultimi due costringeranno i partenopei a presentarsi a Verona praticamente senza alternative.
Il tridente, a onor del vero, resterà quello dei turni precedenti, ma con l’aggravante di un Higuain tornato malconcio dall’Argentina e con il solo El Kaddouri – tutt’altro che una prima punta – a disposizione in panchina. Problema che si riproporrà dopo quattro giorni sul campo del Bruges e che potrebbe indurre Sarri a sperimentare un attacco sprovvisto di centravanti, data la natura “amichevole” dell’incontro (il Napoli è già sicuro sia della qualificazione che del primo posto).
Ciò non vuol dire che i partenopei non dispongano di un eccellente reparto offensivo, ma che dal punto di vista numerico la rosa non è poi così profonda come in molti asseriscono. Sei attaccanti, cioè l’indispensabile per giocare col tridente; sei centrocampisti, di cui uno – il baby Chalobah – pronto a fare le valigie e a ritornarsene in Inghilterra; otto difensori, al netto di Zuniga e con Henrique ancora a secco di minuti in stagione. Volendo cancellare i sopracitati dalla lista, parliamo di meno di due uomini per ruolo (dunque meno dell’essenziale). Una riflessione che non può certo lasciare indifferente chi ha il dovere di costruire una rosa da vertice. Ogni riferimento è, per così dire, puramente casuale.