Stasera, alle 20.45, il Napoli affronterà il Milan al San Paolo. Gli azzurri hanno fame di vittoria e Dries Mertens suona la carica. L’attaccante belga ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello sport parlando della città, dell’ allenatore e della corsa scudetto. Spende, poi, alcune parole in merito alla mancata partecipazione dell’Italia ai mondiali dicendosi dispiaciuto per gli azzurri e addolorato per le lacrime di Buffon: “Mi dispiace tanto per l’Italia perché sono qui da cinque anni e non è bello vedere amici come Jorginho e Insigne che non vanno al Mondiale. L’Italia è una squadra che meritava di qualificarsi, è una delle grandi del calcio mondiale. Secondo me il problema è stato essere nel girone eliminatorio con la Spagna. Mi dispiace perché tutti abbiamo un grande rispetto per lui e perché poteva essere il solo giocatore a fare sei Mondiali. Il calcio in Italia è una bellissima malattia. Quando sono arrivato a Napoli mi sono reso conto che tutti seguono con una immensa passione il calcio, anche le nonne. Tutti guardano il calcio e vivono il calcio. Con una intensità rara, in altri Paesi”.
Napoli è ormai casa sua, per i napoletani è “Ciro” e non avrebbe potuto chiedere di meglio: “Avevo giocato qui con l’Utrecht. Mi erano piaciuti subito la città e il suo spirito. Quando la società mi ha acquistato sono venuto con tutta la famiglia e mi sono ambientato facilmente. E’ molto diverso il sentimento della gente di Napoli per il calcio e i suoi protagonisti rispetto a quello a cui ero abituato in Belgio. Ci sono un calore, una solidarietà che ti aiutano a vivere bene una città che non è la tua. Napoli si stringe attorno ai giocatori della sua squadra, li fa sentire tutti napoletani da sempre. Quello che amo di più è il mare. Mi scegli con il caffè, vedo il mare e questo mi fa felice”.
Non è solo il calore della città a legare Mertens alla maglia azzurra, la sua esperienza con il Napoli ha acquisito grande valore grazie a Maurizio Sarri: “E’ Il calcio. E’ un allenatore che mi piace. E’ un tecnico preparato e persino scientifico nella cura delle partite. Una cosa che mi piace del suo gioco è il modo in cui organizza le fasi in cui noi abbiamo il possesso di palla e poi come struttura la pressione che facciamo sugli avversari nelle fasi in cui sono loro a giocare il pallone. Mi piace come prepara ogni incontro. Sembra che già hai giocato la partita e in campo sembra che la tua squadra abbia un uomo in più”.