Una storia dall’andamento sinusoidale, fatta di splendenti risultati e di inspiegabili black-out. L’epopea degli anni Ottanta sotto l’effige del tre volte Pallone d’Oro Michel Platini, la scioccante eliminazione patita nelle qualificazioni ad Usa 1994 davanti all’incredulo pubblico del Parco dei Principi per mano di una Bulgaria trascinata dalle perle di Hristo Stoichkov, l’esplosione di una nuova generazione di talenti guidata dal genio e dall’irrequietezza del superbo Zinedine Zidane, la vittoria nel Mondiale di casa e nel successivo Europeo del 2000, l’esclusione senza appelli al primo turno della manifestazione nippo-coreana e la consumata vendetta italiana nella finale di Berlino. Vent’anni di successi e di delusioni, di cadute e di rivincite. Da quel fatidico 9 luglio 2006, con il pre-annunciato ritiro di Zizou ed il forzato addio di Lilian Thuram, Raymond Domenech sta cercando di ricostruire una nazionale uscita con le ossa rotte da Euro 2008 e dal discusso cammino verso il Sudafrica. Se Franck Ribery, Yoann Gourcuff e Karim Benzema rappresentano la punta talentuosa di un movimento in fase di rinnovamento, Mamadou Sakho è il futuro collante di una retroguardia che, centralmente, necessita di una dose urgente di forza ed atletismo.
CAPITANO NON PER CASO – Nato a Parigi il 13 febbraio del 1990, trascorre la sua infanzia nelle degradate banlieu della capitale ed inizia a muovere i primi passi sui campi di calcio nelle file del Paris FC come attaccante. Nel 2001, viene notato dai talent scout del Paris St. Germain che decidono di portarlo al centro sportivo di “Camp des Loges” e di farne un difensore con i fiocchi. Nonostante un’adolescenza travagliata, grazie all’imponente struttura muscolare ed alla prodigiosa velocità, riesce ad imporsi alle attenzioni di Paul Le Guen che, il giorno dopo il suo diciassettesimo compleanno, decide di schierarlo titolare nella partita d’andata dei sedicesimi di finale di Coppa Uefa contro l’Aek Atene al cospetto della bolgia giallo-nera dello Stadio Olimpico. La fiducia mostrata dal tecnico artefice dello strapotere dell’Olympique Lione, facilita enormemente l’ascesa verticale di Mamadou Sakho: il 26 settembre 2007 debutta in Coppa di Lega, il 20 ottobre fa il suo esordio in campionato e la settimana successiva indossa la fascia di capitano nel match casalingo contro i campioni in carica dell’OL, diventando, a soli 17 anni 8 mesi e 15 giorni, il più giovane a farlo nella storia della Ligue 1. L’etichetta ed i numeri da predestinato gli aprono le porte delle nazionali giovanili. Con la selezione under 17 conquista una semifinale agli Europei del 2007 che vale una qualificazione ai Mondiali di categoria disputatisi in Corea del Sud, nel quale i galletti s’inchinano alla Spagna di Bojan, Merida e Iago, solo ai calci di rigore. Il 19 agosto 2008 arriva la prima convocazione nella selezione Under 21 per l’amichevole con la Slovacchia e Mamadou Sakho ne diventa subito un indiscutibile pilastro.
L’EREDE DI THURAM – Il cambio sulla panchina dei parigini e la febbre suina, contratta nello scorso ottobre, non hanno appannato le prestazioni di questo difensore statuario segnalato dalla rivista specializzata “France Football” come una delle dieci più luminose stelle del campionato transalpino. Potenza, progressione e personalità da leader, sono le caratteristiche fondamentali di un centrale in grado di disimpegnarsi con disinvoltura anche come terzino di spinta. Per la sicurezza nel cuore della difesa ricorda Lilian Thuram anche se, rispetto al campione con un passato italiano tra Parma e Juventus, deve limare qualche pecca caratteriale e le difficoltà in fase d'impostazione e nella gestione dei momenti più concitati del match. Più marcatore puro che battitore libero, ha una straordinaria agilità ed un’ottima elevazione. La dirigenza del Paris St. Germain ha deciso fermamente di puntare sul prodotto di casa lasciando perdere la pista che, in estate, portava al ritorno da Madrid di Gabriel Heinze, tappandosi le orecchie di fronte alle offerte provenienti da tutta Europa e facendogli sottoscrivere un prolungamento del contratto fino al 2012 con la convinzione di far lievitare il costo del suo cartellino grazie alla sua definitiva consacrazione. In periodi di magra, un difensore giovane, completo e di sicuro avvenire è merce rara, da prenotare con anticipo se non si vuole finire nelle secche di un’asta agguerrita.