L’incubo si è materializzato. Purtroppo l’Italia non ci sarà ai Mondiali di Russia 2018. Sessanta anni dopo. Come avvenne dopo la disfatta di Belfast. Preannunciata alla vigilia. E come quella volta, contro un’avversaria modesta. Era il 19 luglio del 2016. Soltanto sedici mesi fa Tavecchio e Ventura si presentavano alla stampa annunciando sogni aulici in pompa magna: “Vogliamo raggiungere qualcosa di importante, vogliamo fare la storia”. Ci sono riusciti alla grande. Perchè ce ne usciamo così, mortificati, ridicolizzati e messi alla gogna in mondovisione. Centinaia di emittenti avevano i riflettori accesi su Italia – Svezia l’altra sera. Sulla Rai sono stati superati i 15 milioni di telespettatori. Un abitante su quattro era lì incollato dinanzi al televisore, ad incitare la squadra azzurra e ad incrociare le dita. L’appello di vedere San Siro gremito è stato accolto. Erano in 70mila lunedì sera alla Scala del Calcio a sostenere a squarciagola la Nazionale. La bramosia di esultare, di gioire e di andare in estate in Russia era tanta. Al 90′ i desideri ed i sogni hanno lasciato però spazio alle lacrime, alla rabbia e ai dibattiti.
DOVEVA ESSERE L’ANNO ZERO- Le chiacchiere da bar all’indomani della cocente e storica esclusione dalla massima competizione mondiale sono prerogativa di tutti. Un diritto riconosciuto anche a quelle trasmissioni che abitualmente basano le loro discussioni sul Grande Fratello e sulle avventure dei Vip. Si, così si fa il (pseudo) giornalismo in Italia. E’ un dramma. Sportivo, s’intende. Ci sono ben altri problemi. Più gravi e più urgenti nella nostra penisola. Ma fa male. Troppo. E’ una debacle dura da digerire perchè il calcio nel nostro Paese è molto più di un semplice sport. E’ accanimento. E’ passione. E’ coinvolgimento. Mancheranno le serate e le tavolate in compagnia della Nazionale. Chissà quanto torneranno quelle giornate in cui tutti vorremmo essere Ct. E allora scriviamo le formazioni, cambiamo moduli. E talvolta vorremmo persino cambiare le convocazioni. Anche chi non è tifoso viene trascinato da quest’onda di pathos. L’esclusione della Nazionale dai Mondiali è un danno. Non solo calcistico. Anche economico e sociale. La mancata qualificazione toglierà circa 200 milioni al calcio italiano, ai quali bisogna aggiungere anche i ricavi di cui avrebbero beneficiato giornalisti, addetti ai lavori e tutta l’organizzazione che ruota intorno al pallone. Bisogna rialzarsi, fare come hanno fatto Spagna e Germania. Avere il coraggio di riformare il settore giovanile. Di investire su di loro.E soprattutto di avere la forza di dire: “Abbiamo fallito, ce ne andiamo a casa”. Ciò non è avvenuto, perchè Ventura è stato esonerato e quindi continuerà a percepire il suo lauto stipendio. E Tavecchio è ancora lì, con la vinavil sulla sedia. La dignità ed il rispetto chi ama il calcio è stato infangato dall’assurdo comportamento del Commissario Tecnico e del Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. La serata di lunedì doveva essere un capolinea. Un punto di non ritorno, dal quale ricominciare. Da chi? Da dove? Da chi sogna, da chi ancora si emoziona nel vedere un pallone, da chi ha veramente ha voglia di contribuire al cambiamento. Che ancora non c’è stato…