L’Italia dei veterani dice addio alla maglia azzurra. Ieri sera, dopo il pareggio con la Svezia che ha condannato l’Italia all’esclusione dalla fase finale del Mondiale 2018, ha segnato un evento storico e la chiusura di un ciclo, di un’era. Con quel pareggio che ha il forte sapore amaro di una sconfitta, che nel cumulo dei 180 minuti dello spareggio con la Svezia è tale, la vecchia guardia, ha confermato la sua decisione di voler lasciare la Nazionale. In primis Gianluigi Buffon, il portiere tra i più longevi della storia del calcio e delle Nazionali, che sperava di poter giocare il suo sesto Mondiale, traguardo che lo avrebbe di diritto messo in cima alla storia. Alla soglia dei 40 anni, Buffon era convinto di avere ancora qualcosa di concreto da poter dare a questa Italia che è inciampata in un cammino decisamente complicato, che il più delle volte è stata l’Italia stessa ad ingarbugliare con le sue stesse mani. Prestazioni non al top, scelte tattiche discutibili, moduli che prevedevano l’esclusione dei talenti che, forse, ma non lo sapremo mai con certezza, avrebbero potuto guidare la Nazionale in una direzione diversa. Ma il capitano degli azzurri ha provato a dare tutta la sua grinta ad una squadra che è risultata incapace di segnare un gol alla Svezia che pure tecnicamente, sulla carta, era decisamente inferiore. Il portiere, dopo il triplice fischio finale, ha confermato il suo addio tra le lacrime, che di certo non sono passate inosservate al mondo, soprattutto a quello calcistico, con tanti calciatori da Iker Casillas, passando per Lewandowski a Sergio Ramos che hanno mandato messaggi di saluto e di vicinanza attraverso Twitter.
L’addio alla Nazionale di Buffon non è l’unico, infatti, poco dopo anche Daniele De Rossi, il centrocampista della Roma, conferma la già preannunciata decisine di non voler più indossare la maglia della Nazionale. “Ci sono dei percorsi che segnano le nostre vite al di là delle nostre carriere – ha dichiarato De Rossi – Io sono 16-17 anni tra U20, U21, che vagabondo per Coverciano e in tutto il mondo e pensare che questa è l’ultima vota che mi sono tolta questa maglia è doloroso, come per tutti coloro che smettono. E’ una mia parentesi che finisce, ma non potrei essere più orgoglioso dei compagni che ho visto. Si ripartirà alla grande perché il materiale c’è”. Una parentesi personale che si chiude per De Rossi, ma una parentesi che si chiude per tutto il calcio italiano, che dopo 60 anni perde l’opportunità di andare al Mondiale. Un fallimento sotto tanti punti di vista, che quasi sembra un incubo, ma è invece realtà. Per il calcio italiano un vero fallimento, frutto di scelte discutibili, da parte di tutti coloro che avrebbero dovuto guidare verso un riscatto una Nazionale sempre criticata, ma che invece ha contribuito al suo affondamento.
Con Buffon e De Rossi, anche Barzagli lascia la maglia dell’Italia: “È la più grossa delusione della mia vita, calcisticamente parlando – dichiara – È una delusione unica. Lasciare questo gruppo è una cosa tosta, non riesco a trovare le parole. Ognuno ha le proprie emozioni, in questo momento è davvero dura. È un dispiacere enorme, adesso i giovani prenderanno in mano la situazione, e chissà magari faranno meglio di noi”. Una sorta di passaggio di testimone da parte di Barzagli, che ora spera in una rinascita dell’Italia calcistica che dovrà inevitabilmente ricominciare dai giovani.
Chi invece non ha ancora deciso se lasciare o meno è Giampiero Ventura, additato come il principale colpevole di questa disfatta calcistica. Accusato di non essere stato capace di saper dare una vera identità alla Nazionale, accompagnata da una serie di decisioni poco condivise, facendo giocare, spesso, giocatori che con i loro club dimostrano tutto il loro talento, fuori dalle loro posizioni ideali. Rifiutandosi di schierare giocatori che avrebbero potuto, forse, cambiare volto alle partite, mettendo in campo un pizzico di fantasia in più che poteva certamente aiutare. Con i “se e con i ma”, però non si va da nessuna parte, Ventura ha preso le sue decisioni e, purtroppo, i risultati non sono arrivati. Il Ct però, non si dimette, dopo un primo momento in cui si stava facendo insistente la voce di un suo addio, ha deciso di parlare ai microfoni delle televisioni e sottolineare: “Non mi sono dimesso, non ho nemmeno parlato con Tavecchio. Ho voluto salutare tutti i giocatori, uno per uno”. La sua posizione resta comunque in dubbio: “Ci sono da valutare molte cose, mi confronterò con la Federazione e capiremo insieme cosa fare. Qualsiasi cosa verrà partorita verrà accettata”. Buona parte della permanenza alla guida della Nazionale era ovviamente legata al passaggio alla fase finale del Mondiale.
Per l’Italia del calcio questa sconfitta pesa, ma per un ciclo che si chiude dovrebbe aprirsene immediatamente uno nuovo, per evitare di trascinarsi dietro le scorie di una sconfitta dura da digerire per tutti, calciatori e tifosi. Il tempo dei rimpianti dovrà essere breve e dare la possibilità alla nuova guardia di riprendere subito le redini per cominciare a pensare al futuro, che sarà si orfano di un mondiale, ma sarà fondamentale creare immediatamente la Nazionale del futuro per evitare che questo “incidente di percorso” possa tragicamente trasformarsi in una abitudine.
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