Roberto Inglese approderà a Napoli già a gennaio, per cercare di offrire da subito un’alternativa di gioco valida ad una squadra più povera di soluzioni dopo l’ennesimo infortunio che ha colpito Arkadiusz Milik in autunno.
A tanti, tuttavia, è sembrato naturale temere (nel caso dei tifosi) o ipotizzare (nel caso di opinionisti e addetti ai lavori) un parallelo con l’esperienza azzurra di Leonardo Pavoletti, che fu acquistato in questo gennaio dal Genoa esattamente per le stesse ragioni che stanno portando il Napoli ad avvalersi di Inglese.
L’attaccante livornese, nonostante le numerose opportunità concessegli, non è mai riuscito a dimostrare il suo valore all’ombra del Vesuvio, trasmettendo una costante impressione di estraneità al contesto, non solo per la mancanza di reti all’attivo: i movimenti fluidi che anche al centravanti sono richiesti nel gioco di Sarri sono apparsi inesistenti nel giocatore toscano.
Il rischio che una situazione del genere possa riproporsi con Inglese c’è, semplicemente perchè è il rischio che riguarda qualsiasi giocatore catapultato all’improvviso in una grande piazza, ma appare molto meno probabile che possa investire anche l’aspetto tecnico, ambito in cui l’attaccante che attualmente milita nel Chievo sembra offrire più garanzie.
In primis, per una questione di attitudini di gioco: mentre Pavoletti tende ad aspettare il pallone in area, Inglese ha nelle sue corde il movimento continuo, anche fuori dall’area di rigore, per conquistare palloni sia nel gioco aereo che a terra.
E’ un giocatore che tenta anche più volte il dribbling a superare l’avversario: quest’anno ne ha provati 11, di cui 7 riusciti e 4 sbagliati, così come i cross che riesce a effettuare quando si allarga (7 riusciti e 8 sbagliati, dati Sky). E’ dotato quindi di una buona tecnica individuale e velocità a dispetto dell’elevazione. Quest’anno sembra aver aumentato l’incisività in zona gol anche nei momenti-clou, come ha dimostrato nel derby di Verona o a Bologna.
La prevedibilità mostrata dal Napoli in partite cruciali come quella contro la Juventus e la congestione del calendario causata dall’Europa League, inoltre, scongiurano la possibilità che Inglese possa riscaldare a lungo la panchina come accaduto ad un certo punto con Pavoletti.
Una piazza tranquilla come quella che ospita il Chievo lo ha certamente aiutato a crescere in serenità, il che può aiutarlo a calarsi più facilmente anche in un contesto vulcanico come quello napoletano senza perdere consapevolezza nei propri mezzi. Ecco perché il Napoli, stavolta, non ha (quasi) nulla da temere.