In un meccanismo così ben oliato ciascun ingranaggio riesce ad assolvere il proprio compito. È il caso certamente del Napoli di Sarri, nel quale titolarissimi e riserve – o presunti tali – sono ormai in grado di incastrarsi senza mai pregiudicare l’identità del collettivo. Ma i calciatori non sono bulloni, e nel caso del Napoli c’è chi spinge per rompere (o quantomeno modificare) gerarchie consolidate. Ad Omar El Kaddouri, ad esempio, sono bastati appena 13′ nel match col Midtjylland per far sentire la propria voce negli ultimi 16 metri. Il messaggio è arrivato forte e chiaro: a prescindere dalla concorrenza, il marocchino è tutt’altro che un ripiego.
E che dire di Christian Maggio e del suo 23esimo centro in azzurro. Merito ad Hysaj per essersi preso a suon di buone prestazioni la sua corsia di competenza, ma il 33enne vicentino, dopo sette stagioni da protagonista, non intende adagiarsi al ruolo di doppione di lusso. L’albanese, insomma, non può dormire sogni tranquilli: per tenersi stretto il posto bisognerà sgomitare.
Per Valdifiori e Gabbiadini (suoi gli altri due gol figli del turnover) il discorso è leggermente diverso. In entrambi i casi parlare di “seconde scelte” rasenterebbe l’eresia, se non altro poiché sarebbero titolari in almeno 15 squadre su 20. Ma una formazione di alto livello non può prescindere da alternative di pari livello. Ben venga, allora, un pò di panchina. Ci sarà tempo e modo – come è accaduto in Europa – per provare a ritagliarsi uno spazio importante, per dimostrare di valere una piazza del genere.